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Motivazioni
E’
sempre difficile scegliere “il prossimo testo” da
rappresentare. Non si può deludere il pubblico, il proprio in special
modo, ma
non si può neanche sempre perpetrare la stessa formula, solo perché
“tanto così
funziona”; è il modo migliore per annoiarsi ed annoiare. D’altro canto
sbagliare uno spettacolo, cosa di cui ci si rende conto di solito alla
prima,
vuol dire aver gettato via mesi di lavoro e magari screditarsi. Un bel
dilemma.
Ecco perché spesso nei cartelloni delle rassegne, a tutti i
livelli, spesso ricorrono i soliti titoli ed autori arcinoti, oppure si
trovano
opere sconosciute, purché rigorosamente capaci di strappare la facile
risata.
Non è una critica, è importante poter proporre spettacoli
adatti a tutti i palati, cosa che anche noi facciamo. Ma accidenti, ci
siamo
chiesti, possibile che non esista un testo ad alto potenziale comico
che non
cada nei soliti luoghi comuni?
Sinossi
Una
famiglia in fuga da… da che cosa? Non si sa; però quando
un certo rumore si avvicina alle pareti domestiche, è bene cambiare
casa,
salendo sempre di un piano, lasciando ogni volta qualcosa che rendeva
la vita
migliore e le persone più degne.
Trama
Difficile
aggiungere qualcosa alla sinossi, che non sia una
ridondanza; la trama è infatti la descrizione di una fuga molto, molto
particolare e la trama è semplicemente il “molto, molto particolare”.
Nell’allestimento presentato il finale è diverso rispetto al
testo originale ed alle possibili varianti suggerite dall’autore,
benché si sia
scelto di rispettarne la drammaturgia intrinseca.
Boris
Vian (Ville d'Avray, 10 marzo 1920 – Parigi, 23 giugno
1959) è stato uno scrittore, ingegnere, cantautore, trombettista e
traduttore
francese. Insomma un eclettico, poliedrico, multiforme, composito,
eterogeneo,
vario. È stato anche membro del Collège de Pataphysique nonché
dirigente del
reparto discografico jazzistico presso Philips.
Autore anche di racconti, canzoni e, appunto, testi
teatrali, Vian ha suonato la sua tromba tascabile in prestigiosi club
di
Parigi. Le sue canzoni sono state riprese da moltissimi artisti. Serge
Gainsbourg ha affermato che vedere Boris Vian all'opera lo ha ispirato
a
tentare di scrivere lui stesso delle canzoni. Non sappiamo se volesse
essere un
complimento.
La mattina del 23 giugno 1959, Boris Vian si trovava al Cinema
Marbeuf in occasione della proiezione della versione cinematografica
del suo
controverso romanzo “J'irai cracher sur vos tombes” (Sputerò sulle
vostre
tombe). Aveva già combattuto con i produttori circa la loro
interpretazione del
suo lavoro, denunciando pubblicamente di aver chiesto invano la
rimozione del
suo nome dalla pellicola. Cinque minuti dopo l'inizio del film, pare
che sia
sbottato con un: "Questi tizi dovrebbero essere americani? Col
cazzo!!"
Un attimo dopo venne colto da una crisi cardiaca e morì
durante il trasporto all'ospedale.
Caratteristiche dello spettacolo
Basta
fare una breve ricerca per trovare su “I costruttori
di imperi” tutto ed il relativo contrario, nonché diverse
interpretazioni sul
significato recondito del testo, dei personaggi e delle loro azioni.
Non
abbiamo la presunzione di giudicare in merito, né sui
conseguenti allestimenti, però quando si analizza un'opera che esce dai
binari
dell'ovvio e' facile essere portati ad elaborare concetti ed a cercare
cifrature in pieghe nascoste dell'impianto che viene palesato. Ma chi
come noi,
molto modestamente, si trova talvolta a scrivere spettacoli, sa come
non abbia
nulla di codificato lo spasmo muscolare che da una tavolozza di colori
indefiniti fa uscire quella striscia di rosso che tanto bene va ad
imbrattare
la tela. Ciò che l’autore percepisce è che ci sta bene, non sa ancora
perché
stia così bene, sa solo che era l’unica, inimitabile, irraggiungibile,
irreplicabile cosa giusta che si potesse fare in quel preciso momento
(insomma,
un modo per fare un figurone dicendo banalmente che l’atto creativo ha
una
origine ignota, non può essere descritto e spesso nemmeno l’autore sa
perché
l’ha compiuto e sia venuto così bene).
Per
questo, come si vede anche nei paragrafi precedenti,
abbiamo voluto dare più enfasi all’autore che al testo presentato:
egli, la sua
vita, la sua versatilità e la sua morte sono le chiavi
dell’allestimento
scelto.
Un
allestimento lineare, in cui le battute rispettano
l’evidente urgenza di stupire, divertire ed ironizzare, anche in modo
autoreferenziale. I personaggi si raccontano da sé nelle loro battute,
dirette
ed efficaci, palesando la linea drammaturgica anche attraverso
l’azione, una in
particolare: l’accanimento violento contro una persona, lo Shmurz,
considerato
elemento di arredamento e capro espiatorio per lo sfogo delle
frustrazioni di
tutti.
Beh,
in quanto scritto sin qui ci siamo divertiti a
parafrasare Boris Vian; dietro questi paroloni c’è tuttavia uno
spettacolo
lineare, senza forzature né parodie, originale, fuori da ogni luogo
comune, ma
divertente ed adatto a qualsiasi tipo di pubblico; anche un bambino
potrà
coglierne il senso e divertirsi nel vedere i personaggi in azione.